Il 4 febbraio è la giornata mondiale contro il cancro.
Ogni anno 9 milioni di persone muoiono di malattie oncologiche, e ci si aspetta che nel 2030 il numero possa salire fino a 13 milioni all’anno. Quest’anno è stata lanciata la campagna “I am and I will”, promossa dall’Uicc (Union for International Cancer Control) e supportata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, che si propone di potenziare l’impegno personale nei confronti della prevenzione.
Perché la prevenzione è importante?
La prevenzione ha un grande impatto sulla patologia oncologica, perché la maggioranza delle neoplasie maligne originano da lesioni precancerose che, se vengono asportate in tempo, impediscono lo sviluppo del tumore maligno. L’obiettivo della prevenzione oncologica deve essere quello di individuare le lesioni precancerose ed eliminarle prima che diventino francamente neoplastiche.
La neoplasia gastrointestinale più frequente è il carcinoma del colon-retto, che è il tumore più diffuso in Italia considerando insieme uomini e donne (dati AIRC). La cosa più significativa di questa patologia è che le lesioni precancerose (i polipi intestinali), sono facilmente individuabili ed asportabili. La relazione tra polipi e tumore del colon-retto è molto semplice: non tutti i polipi diventano tumori, ma tutti i tumori originano dai polipi (salvo rari casi di patologie genetiche). Pertanto, la prevenzione può essere molto efficace per questa neoplasia.
Lo screening
Il modo migliore per diagnosticare ed eventualmente trattare un polipo del colon è la colonscopia. L’esame è indubbiamente fastidioso ed invasivo, sia per l’esame in sé che per la preparazione intestinale, ma può salvare letteralmente la vita ad una persona.
Per cercare di eseguire l’esame solo quando necessario, la regione Toscana ha promosso già da diversi anni una campagna di screening, che consiste nell’esecuzione della ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno tra i 50 e i 70 anni. In caso di positività dell’esame, la colonscopia è raccomandata. E’ ovvio che la Regione abbia promosso una campagna pensata sui numeri statisticamente significativi, ma ogni caso va valutato singolarmente, soprattutto se sono presenti fattori di rischio, di cui la familiarità è il più importante. Inoltre, anche un cambio delle abitudini della frequenza intestinale o un’anemia cronica può suggerire l’esecuzione di un’endoscopia. In tutti i casi, una visita gastroenterologica aiuta il paziente a capire il proprio grado di rischio e l’eventuale necessità della colonscopia.