pregi difetti peperoncino

Il peperoncino è uno dei frutti più consumati al mondo, tipicamente aggiunto alle pietanze per aggiungere un gusto “piccante” caratteristico. Ne esistono moltissime varietà, caratterizzate essenzialmente dal grado di piccantezza.

Il peperoncino è anche uno degli alimenti più discussi in ambito nutrizionale, dal momento che moltissime persone evitano di assumerlo convinte di essere danneggiate dal suo sapore caratteristico e dagli effetti che può indurre soprattutto sull’apparato gastrointestinale.  In realtà, il peperoncino ha numerosissime proprietà benefiche sull’organismo, che controbilanciano ampiamente i suoi presunti lati negativi.

La piccantezza del peperoncino è dovuta essenzialmente alla concentrazione in capsaicina, un alcaloide organico che si trova in alta concentrazione nella polpa del frutto e nel tessuto biancastro che sorregge i semi. Oltre al gusto, la capsaicina è il principale responsabile anche delle proprietà benefiche e degli “effetti collaterali” del peperoncino.

Tre pregi del peperoncino

I tre principali pregi del peperoncino sono legati:

  1. All’attività anti-ossidante della capsaicina e di numerose vitamine in esso contenute (principalmente la vitamina C). La spiccata attività antiossidante è in grado di ridurre il rischio oncologico, l’invecchiamento cellulare e soprattutto di ridurre i valori di colesterolo LDL nel sangue, che è il principale responsabile dell’aterosclerosi e conseguentemente delle malattie cardiovascolari. In questa prospettiva, è importante ricordare che la capsaicina ha anche proprietà vasodilatatrici, per cui migliora anche l’elasticità delle pareti delle arterie e di conseguenza la vascolarizzazione.
  2. Alla sua azione sulle terminazioni nervose. La capsaicina si lega ai recettori vanilloidi di tipo 1 (VR1) a livello della bocca e delle alte vie digestive. Questi recettori normalmente si attivano alla temperatura di 43°C, per cui sono i responsabili della sensazione di bruciore che normalmente si avverte dopo aver assunto il peperoncino. Questa sensazione di bruciore manda un segnale dolorifico al cervello, che in risposta produce delle sostanze chiamate endorfine, che mediano una sensazione di piacere (simile a ciò che avviene assumendo la morfina) che in ultima analisi riduce lo stress endogeno e aumenta il tono dell’umore.
  3. Alla sua azione sul metabolismo. I recettori VR1 si trovano anche a livello del tessuto adiposo bruno, per cui il legame con la capsaicina induce le cellule di questo tessuto a dissipare il grasso non come energia, ma bensì come calore. Il lieve innalzamento della temperatura corporea concorre nell’aumentare leggermente il metabolismo basale, e di conseguenza è particolarmente utile nelle diete dimagranti. A questo fatto concorre anche la capacità della capsaicina di ridurre l’attività dell’ormone grelina, che è uno dei principali mediatori del senso di fame. Ovviamente, non è sufficiente mangiare peperoncino per dimagrire, ma sicuramente può essere utilizzato come coadiuvante in una dieta dimagrante.

Tre difetti del peperoncino

Il peperoncino può avere anche delle azioni particolarmente nocive:

  1. E’ un irritante per le mucose. La capsaicina, legandosi ai suoi recettori come detto sopra, induce una irritazione diretta della mucosa, che diventa iperemica e, soprattutto in caso di uso prolungato può infiammarsi fino a presentare erosioni. Questo tipicamente si osserva in bocca (stomatite), nell’esofago (esofagite) e nello stomaco (gastrite). Per questo motivo, l’utilizzo del peperoncino andrebbe evitato nelle persone affette da disturbi di tipo erosivo del tratto digestivo superiore. Stesso effetto si può osservare anche per le vie escretrici: infatti, un suo uso eccessivo può indurre sanguinamento urinario per una azione lesiva diretta sulle vie urinarie, e allo stesso modo può concorrere ad infiammare il plesso emorroidario per quanto riguarda la sua escrezione con le feci. Per ridurre i rischi di irritazione, è importante ricordare che la capsaicina è solubile nel grasso e nell’alcool: quindi, per ridurre il rischio erosivo, o semplicemente per ridurre la sensazione di bruciore, è utile assumere uno yogurt o un formaggio, ma anche un semplice bicchiere di vino (contrariamente a ciò che si crede, l’acqua non modifica in alcun modo la sensazione di bruciore post-assunzione di peperoncino).
  2. La capsaicina ha interazioni farmacologiche, particolarmente con gli anti-ipertensivi (può peggiorare l’effetto collaterale della tosse secca, se presente) e con gli anticoagulanti (la capsaicina è un vasodilatatore ed ha una blanda azione anticoagulante, il che può essere utile per il rischio cardiovascolare, ma può aumentare il rischio emorragico dei farmaci che normalmente vengono utilizzati nei pazienti con patologie cardiovascolari, come la cardioaspirina, il clopidogrel o l’eparina a basso peso molecolare). Importante segnalare il notevole sinergismo con la cocaina, per cui l’assunzione di peperoncino aumenta i rischi della nota sostanza stupefacente.
  3. Il suo uso va limitato in gravidanza. Al di là del rischio di irritazione delle mucose come descritto sopra, che comunque è particolarmente rilevante in condizioni di gravidanza dal momento che si ha un maggior rischio di sviluppare esofagite e patologie anali come le emorroidi e le ragadi, il peperoncino può avere anche un lieve rischio teratogeno, se assunto in grandi quantità in pazienti che assumono già altri integratori. Infatti, il peperoncino è ricchissimo di vitamina A, ma in una dose molto lontana dal rischio teratogeno (100 gr di peperoncino rosso contengono 0.82 mg di vitamina A, mentre la dose potenzialmente teratogena è superiore ai 3 gr al giorno); se la gestante sta assumendo integratori di vitamina A o altri alimenti ricchi di questa vitamina (pomodori, zucca, frutta gialla, formaggio, uova…), sarebbe opportuno evitare di assumere il peperoncino.

 

Tre pregi e tre difetti del peperoncino
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