Oggi voglio descrivere ciò che avviene normalmente nel corso di una visita gastroenterologica…
Anamnesi
Nel momento in cui il paziente entra in ambulatorio, il medico inizia ad informarsi sul motivo per cui si è resa necessaria questa visita. Comincia così l’anamnesi, cioè il racconto di tutti i sintomi attuali (anamnesi patologica prossima) e pregressi (anamnesi patologica remota).
E’ fondamentale che questo racconto sia estremamente dettagliato, perché qualsiasi piccolo indizio può essere utile per individuare la diagnosi corretta. Altrettanto importante è visionare i referti di eventuali esami ematochimici, fecali o strumentali precedentemente eseguiti.
Personalmente dedico molto tempo all’anamnesi alimentare del paziente, e cioè mi informo minuziosamente sulle abitudini alimentari di una settimana tipo. In quasi tutti i pazienti, infatti, un approccio alimentare personalizzato può migliorare la sintomatologia gastrointestinale.
Esame obiettivo
L’esame obiettivo è la parte centrale della visita gastroenterologica.
- Ispezione. Il medico comincia ad ispezionare il paziente con particolare riferimento all’addome, dal momento che spesso anche ad un primo sguardo si possono osservare alcuni segni identificativi di determinate patologie. Ad esempio, un paziente con un notevole rigonfiamento agli arti inferiori (edema) ed un addome globoso ha un difetto nel riassorbimento dei liquidi, che può essere legato ad uno scompenso epatico.
- Palpazione. Il medico palpa l’addome del paziente, al fine di sentire se ci sono aree con maggior resistenza o contratture “di difesa”, tipiche di un’irritazione del peritoneo (cioè la membrana che riveste internamente la cavità addominale e ricopre gli organi interni). Dopo una iniziale palpazione superficiale, si passa ad una palpazione profonda, utile per controllare direttamente gli organi palpabili (cioè il colon, il fegato, la milza…). Grazie a questo tipo di manovra, si riesce a capire se ci sono aumenti dimensionali o segni di infiammazione, che possono suggerire determinate metodiche diagnostiche strumentali utili a verificare se il sospetto clinico dato dalla palpazione ha un riscontro oggettivo.
- Percussione. La percussione permette di identificare le aree con differente quantitativo di gas all’interno dell’addome. Infatti, il differente suono è espressione di una differente densità del tessuto sottostante.
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Diagnosi e terapia
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Esame obiettivo
L’esame obiettivo è la parte centrale della visita gastroenterologica.
- Ispezione. Il medico comincia ad ispezionare il paziente con particolare riferimento all’addome, dal momento che spesso anche ad un primo sguardo si possono osservare alcuni segni identificativi di determinate patologie. Ad esempio, un paziente con un notevole rigonfiamento agli arti inferiori (edema) ed un addome globoso ha un difetto nel riassorbimento dei liquidi, che può essere legato ad uno scompenso epatico.
- Palpazione. Il medico palpa l’addome del paziente, al fine di sentire se ci sono aree con maggior resistenza o contratture “di difesa”, tipiche di un’irritazione del peritoneo (cioè la membrana che riveste internamente la cavità addominale e ricopre gli organi interni). Dopo una iniziale palpazione superficiale, si passa ad una palpazione profonda, utile per controllare direttamente gli organi palpabili (cioè il colon, il fegato, la milza…). Grazie a questo tipo di manovra, si riesce a capire se ci sono aumenti dimensionali o segni di infiammazione, che possono suggerire determinate metodiche diagnostiche strumentali utili a verificare se il sospetto clinico dato dalla palpazione ha un riscontro oggettivo.
- Percussione. La percussione permette di identificare le aree con differente quantitativo di gas all’interno dell’addome. Infatti, il differente suono è espressione di una differente densità del tessuto sottostante.
E’ ovvio che le metodiche radiologiche ed ecografiche hanno molto ridimensionato il ruolo dell’esame obiettivo, che per secoli è stato l’unico modo attraverso il quale un medico poteva supporre una determinata patologia. D’altra parte, una palpazione fatta bene può essere utile anche ai giorni nostri per far eseguire gli esami più appropriati, evitando cioè la diffusissima pratica di demandare totalmente la diagnosi alle metodiche più invasive. Ciò ha infatti comportato un sempre maggior numero di esami eseguiti, spesso inutilmente, con allungamento delle liste di attesa, aumento dei costi per il SSN ed esposizione a rischi da parte dei pazienti (radiazioni per le metodiche radiologiche, dolore o complicanze per le metodiche endoscopiche…).
Diagnosi e terapia
A questo punto il medico suggerirà al paziente gli esami strumentali necessari per approfondire il sospetto diagnostico. Personalmente, dedico sempre qualche minuto per spiegare la dinamica dell’eventuale esame e la sua preparazione al fine di ottenere il miglior risultato diagnostico possibile.
In altri casi, non sarà necessario eseguire altri esami, e si procederà direttamente con la spiegazione della diagnosi e con la prescrizione della terapia. Questa sarà sempre associata ad alcuni consigli, alimentari o comportamentali, volti a migliorare l’efficacia di farmaci o integratori specifici per la patologia sospetta.