Il 2 Aprile è stata la Giornata Mondiale dell’Autismo. Per questo motivo molti monumenti nazionali sono stati illuminati di blu, e ci sono state numerose iniziative nazionali ed internazionali.
Ciò che viene comunemente definito “autismo” è in realtà una miscellanea di numerosi disturbi comportamentali differenti che insorgono nei primi 3 anni di vita e coinvolgono l’aspetto della comunicazione e dell’interazione sociale del bambino. Per questo motivo si preferisce parlare di “disturbi dello spettro autistico”.
Come tutte le malattie, l’insorgenza di questo problema di salute è legato sia ad una componente genetica (che pone le basi per il possibile sviluppo della malattia), sia ad una componente ambientale (che fa sviluppare i sintomi). Nell’ambito della componente ambientale, recentemente è stato ipotizzato che le componenti del microbiota intestinale, di cui avevamo già parlato, possano essere implicati nello scatenare i disturbi dello spettro autistico. Infatti, i nostri microbi sono responsabili della digestione degli alimenti che ingeriamo, e tramite i processi digestivi possono produrre anche delle neurotossine che sono state supposte essere alla base di questa sindrome. A questo proposito, uno studio del 2010 ha mostrato come nei pazienti con autismo i livelli di Lipopolisaccaride Batterico (una tossina comunemente prodotta da molti batteri) fossero significativamente più alti nei pazienti con sintomatologia più grave.
Il futuro del trattamento
Sulla base di questo, molti clinici hanno proposto di provare a trattare questo tipo di sintomatologia andando a modulare il microbiota intestinale. Qualche studio con gli antibiotici è stato fatto, sebbene con numeri non significativi per trarre delle conclusioni. Addirittura, il prof. Bilfulco dell’Università di Salerno nel 2016 con un articolo su l’Espresso pensava ad un utilizzo di probiotici per provare a trattare i disturbi dello spettro autistico, basandosi sugli ottimi risultati di uno studio americano che dimostrava come alcuni sintomi (soprattutto l’ansia ed i movimenti stereotipati) migliorassero dopo la somministrazione di Bacteroides fragilis.
La cosa più interessante in questo ambito sembra essere il trapianto di microbiota intestinale (in pratica, un trapianto di feci da donatore sano ad un paziente malato, pratica già in uso con altre indicazioni mediche come l’infezione recidivante da Clostridium difficile): i primi studi preliminari, su casi isolati di pazienti, hanno mostrato un netto miglioramento di molte scale di valutazione dei sintomi, e sebbene serva la conferma in trial randomizzati con grandi numeri di pazienti, probabilmente il futuro del trattamento dei disturbi dello spettro autistico andrà in questa direzione…