Il tumore della mammella è la malattia oncologica più diffusa nelle donne, ed ha un grosso impatto sulla salute pubblica nel mondo. Per dare un’idea, un tumore maligno su tre nelle donne è un tumore mammario, e nel 2019 in Italia si sono registrati più di 53000 casi di questa malattia, di cui l’1% è avvenuto nei maschi.
I meccanismi attraverso i quali si sviluppa questa patologia oncologica non sono completamente noti, ma si sono evidenziati alcuni fattori di rischio, per lo più correlati ad una maggiore esposizione agli ormoni estrogeni (non aver avuto figli, prima gravidanza dopo i 30 anni, assunzione di cibi contenenti estrogeni, sovrappeso, menarca prima dei 12 anni, menopausa dopo i 50 anni…). Inoltre, ci sono anche altri fattori di rischio non modificabili, come l’età e la familiarità.
Per quanto possa sembrare strano, i batteri del microbiota intestinale, cioè quelli che vivono normalmente all’interno del tratto gastrointestinale, possono avere un ruolo nello sviluppo del tumore della mammella
Il ruolo dei batteri nello sviluppo del tumore della mammella
I microrganismi come i batteri e i virus possono essere direttamente implicati nello sviluppo di malattie oncologiche. E’ ciò che avviene ad esempio in alcuni tumori della cervice uterina, legati ad alcuni ceppi del virus HPV, oppure al tumore dello stomaco, che frequentemente si sviluppa a seguito dell’infezione da Helicobacter Pylori.
Per quanto riguarda il tumore della mammella, invece, l’azione dei batteri è indiretta. Infatti, gli estrogeni liberi vengono eliminati dal sangue grazie ad un processo che avviene a livello epatico, definito “coniugazione”: in pratica, viene aggiunto un acido glucuronico, che permette l’eliminazione con le feci e con le urine degli estrogeni. A livello intestinale, alcuni batteri hanno una serie di enzimi, le beta-glucuronidasi, che sono responsabili della rimozione dell’acido glucoronico. Pertanto, il numero e l’attività di questi enzimi determina la quantità di estrogeni che restano coniugati e che quindi vengono eliminati. Un aumento di questi batteri fa sì che aumentino i livelli di estrogeni liberi, con conseguente aumento del rischio di tumore della mammella.
Il ruolo dei batteri nel trattamento del tumore della mammella
Inoltre, alcuni batteri del microbiota intestinale possono intervenire anche nella risposta alle terapie che normalmente sono necessarie per curare il tumore della mammella e che negli ultimi anni hanno portato ad un netto aumento della sopravvivenza di questa patologia oncologica.
In questo caso, la presenza di specifici ceppi batterici è stata direttamente associata alla risposta ad alcune chemioterapie, ed è stato anche proposto di supplementare le donne in trattamento con probiotici specifici. Ovviamente questo tipo di approccio è ancora in fase embrionale, ma non è da escludere che oltre a caratterizzare perfettamente dal punto di vista molecolare il tessuto tumorale, in futuro non venga scelta una chemioterapia specifica sulla base del tipo di batteri presenti a livello del microbiota intestinale della paziente, personalizzando così la terapia.
Quello che è stato osservato in molti studi è che un microbiota che mostra una maggiore biodiversità delle specie batteriche è associato ad una maggiore sopravvivenza e ad una migliore risposta a qualsiasi tipo di trattamento. Questo non è sorprendente, dal momento che una maggiore variabilità della flora batterica è sempre indice di una dieta varia ed equilibrata. Più cibi diversi vengono ingeriti, più specie batteriche diverse saranno presenti, e minore sarà la probabilità che una specie potenzialmente nociva prenda il sopravvento sulle altre. Un microbiota più vario avrà inoltre un impatto positivo sul sistema immunitario, di cui vi avevo già parlato qui.