In questi giorni di quarantena per la pandemia da Coronavirus, molti hanno provato a suggerire una “dieta per il Coronavirus” in grado di proteggerci dall’infezione o almeno di farcela affrontare in modo meno traumatico. In particolare, una pletora di più o meno esperti ha suggerito come l’infezione possa essere combattuta assumendo integratori di vitamina C.
In realtà, NON c’è alcuna evidenza scientifica che l’assunzione di vitamina C ad alti dosaggi possa essere efficace nelle malattie infettive, meno che mai per un’infezione di cui ancora si sa troppo poco (il virus è stato scoperto a novembre scorso, e la ricerca attualmente si sta giustamente focalizzando sui possibili trattamenti farmacologici e sullo sviluppo di un vaccino, non certo sugli integratori). Una interessante review pubblicata su Nutrients ha ben chiarito come la vitamina C possa essere un importante coadiuvante nelle malattie infettive, dal momento che favorisce l’attività dei granulociti neutrofili e la differenziazione dei linfociti, ma questo non significa che aumentandone l’assunzione migliora l’attività del sistema immunitario. E’ piuttosto vero il contrario: deficit di questa vitamina sono associati ad un aumento del rischio di suscettibilità alle infezioni. Pertanto, è consigliabile assumere integratori di vitamina C solo alle persone che non ne assumono una adeguata quantità degli alimenti che la contengono (agrumi, kiwi, pomodori, insalata, broccoli, cavoli, patate novelle…). E’ comunque necessario ricordare che un’assunzione eccessiva di vitamina C può essere dannosa, visto che è associata ad un aumento del rischio di sviluppo di calcolosi renale.
Ciò che è valido per la vitamina C è valido anche per gli altri oligoelementi: carenze di vitamina A, E, B12, selenio, zinco, carotenoidi favoriscono una minor risposta agli agenti infettivi. Il motivo è legato al fatto che tutte queste sostanze hanno un’azione anti-ossidante, e durante il processo infettivo si producono notevoli quantità di radicali liberi, che danneggiano le cellule dell’organismo (causando danno tissutale) e riducono l’efficienza delle cellule del sistema immunitario (rendendo più difficile l’eliminazione dell’agente infettivo). Di conseguenza, l’unico consiglio valido e dimostrato dalla letteratura scientifica è quello di preferire una dieta molto varia, che preveda l’assunzione di moltissimi alimenti, di origine animale e vegetale, al fine di introdurre una adeguata quantità di oligoelementi.
A tale proposito è bene ricordare che la stragrande maggioranza delle vitamine (la C e tutte quelle del gruppo B) e i carotenoidi sono estremamente labili, e pertanto sono facilmente degradabili. L’immissione in acqua, la cottura, l’esposizione all’aria e alla luce impoveriscono notevolmente gli alimenti di questi composti. Di conseguenza, al fine di favorirne l’assunzione, mi sento di consigliare l’assunzione di cibi freschi, preferibilmente crudi o poco cotti. Allo stesso modo, se si prepara una spremuta di arancia, è bene consumarla in pochi minuti per evitare che venga depauperata della quota di vitamina C. Inoltre, è una buona norma non conservare gli alimenti esposti alla luce del sole (anche in inverno).
Questi semplici consigli sono validi sempre, e a maggior ragione in questi giorni di grande preoccupazione.