Nel nostro ultimo post avevamo affrontato il problema della diverticolosi cercando i consigli utili per ridurre il rischio di sviluppare diverticoli. Oggi invece parleremo di cosa deve mangiare il paziente che già sa di avere i diverticoli del colon, con o senza diverticolite.
Prima di tutto, è bene parlare della patologia acuta: la diverticolite. Il paziente con diverticolite acuta ha molto dolore addominale e molta infiammazione nella mucosa del colon. Mettere “a riposo” l’intestino in questi casi è un buon rimedio per facilitare il processo di guarigione: gli alimenti ingeriti devono essere quindi il più possibile digeribili, meglio se liquidi o semi-liquidi, ma è consigliabile anche il digiuno in caso di gravità importante del quadro clinico, come consigliano le raccomandazioni della Mayo Clinic, uno dei più importanti istituti di ricerca degli USA. Ciò che va evitato accuratamente in questa fase sono le fibre: infatti, raccogliendo acqua nel lume intestinale favoriscono la diarrea e il perpetuarsi dell’infiammazione intestinale. Quindi, chi ha una diverticolite in atto è bene che eviti frutta e verdura (con eccezione di carote, patate e zucchine lesse), scegliendo la classica alimentazione “da malato”: brodo di carne con parmigiano, semolino e purè. Inutile specificare che in caso di infiammazione un consulto specialistico con un gastroenterologo sia necessario per una valutazione complessiva della patologia in atto.
I 5 consigli
- Il primo consiglio per chi invece ha i diverticoli, ma non ha una diverticolite, è in completa antitesi con quello che è indicato in presenza di infiammazione: più fibre si assumono, meglio è. Il quantitativo consigliato è di almeno 25gr al giorno, scegliendo frutta e verdura di stagione e preferendo i cereali integrali a quelli raffinati.
- Fondamentale associare alle fibre un’abbondante idratazione: l’acqua si lega alle fibre ingerite e aiuta lo svuotamento del colon prevenendo l’accumulo di feci all’interno dei diverticoli, riducendo così il rischio di infiammazione
- Scegliere i grassi giusti è molto importante: l’olio di oliva a crudo lubrifica il materiale fecale e favorisce una regolarità intestinale, così come alcuni oli MCT (contengono acidi grassi a catena media e sono estremamente digeribili). I grassi animali (burro, carne rossa e il cibo spazzatura in generale), invece, favoriscono un’infiammazione subclinica a livello sistemico, ed aumentano il rischio di diverticolite
- Semi si / semi no: è molto diffusa la credenza che assumere alimenti contenenti semi (come uva, anguria, pomodori, kiwi…) possa aumentare il rischio di diverticolite nel caso in cui uno o più di questi semi si possano infilare in un diverticolo otturandolo e causando così un ristagno di materiale fecale. In realtà, gli studi clinici che sono stati effettuati per valutare questo rischio non hanno dimostrato chiaramente un aumento del rischio di diverticolite con l’assunzione di questi alimenti, dato che sembra che il rischio di infiammazione sia più legato ad uno squilibrio batterico
- Pre- e probiotici: Assumere cibi contenenti prebiotici (cioè nutrimento per i batteri “buoni” presenti nel nostro intestino) o probiotici (lattobacilli e bifidobatteri, soprattutto) riduce il rischio di infiammazione diverticolare. Sono quindi consigliati il kefir, il lievito di pasta madre, i crauti, gli asparagi, la cicoria, i carciofi, le cipolle…
Come ho più volte sottolineato nel corso dei miei post, questi sono solo dei consigli alimentari generali, ma è ovvio che il miglior approccio dietetico è quello personalizzato sul singolo caso del singolo paziente, e per effettuare una valutazione di questo tipo è fondamentale una visita ambulatoriale.