Una malattia non molto conosciuta ma sempre più diffusa nei Paesi occidentali è la gastrite autoimmune. E’ caratterizzata dalla presenza di una reazione immunologica dell’organismo dovuta alla presenza di anticorpi diretti contro le cellule parietali gastriche, che sono responsabili della secrezione acida dello stomaco, nonché della produzione di una proteina chiamata Fattore Intrinseco, responsabile dell’assorbimento delle vitamine del gruppo B.
La gastrite autoimmune è molto più frequente nelle donne che negli uomini, e solitamente compare dopo i 40 anni. E’ una malattia che si osserva frequentemente nei pazienti affetti da altre patologie autoimmuni, ed in particolare in quelli affetti da tiroidite di Hashimoto. A questo proposito, si stima che un paziente su 5 affetto da tiroidite presenti gli anticorpi contro le cellule parietali gastriche (APCA) nel siero. La sola presenza degli anticorpi però non è garanzia di danno cellulare, visto che nella maggioranza dei casi i pazienti con APCA non hanno un danno clinicamente significativo. E’ comunque importante una valutazione gastroenterologica in presenza di questi anticorpi perché è fondamentale chiarire se la gastrite autoimmune sia presente o meno.
Infatti, la gastrite autoimmune è una malattia cronica, che può degenerare inducendo prima una diffusa atrofia gastrica, e in alcuni casi una metaplasia intestinale (le cellule gastriche vengono progressivamente sostituite da cellule intestinali) o, peggio, una displasia (le cellule gastriche iniziano a presentare delle atipie nucleari, che sono l’inizio del percorso che può esitare nel carcinoma gastrico). A questo proposito, impostare uno stretto follow-up seguendo le indicazioni del gastroenterologo è assolutamente necessario.
I sintomi della gastrite autoimmune sono spesso sfumati, e dipendono solitamente dall’entità del danno. Inizialmente, i pazienti possono presentare difficoltà a digerire (dispepsia), particolarmente per i pasti più abbondanti. Se il danno inizia ad essere più consistente, si può osservare una anemia macrocitica, legata al deficit di assorbimento di vitamina B. Nei rari casi più gravi e in cui la diagnosi non è avvenuta in tempo, il paziente può presentare come primo sintomo il vomito, che può essere color caffè oppure francamente ematico, segno che è già avvenuta una trasformazione di tipo oncologico con un sanguinamento dalla massa tumorale.