Il IX congresso IG-IBD, tenutosi a Firenze dal 29/11 al 1/12 us, è stato molto interessante. Sono stati presentati gli studi che rappresentano l’avanguardia della ricerca italiana su queste patologie, oltre alle numerose letture sui vari aspetti che caratterizzano la complessità delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Queste patologie stanno avendo un grande impatto sociale, dal momento che i sintomi più tipici (diarrea, sangue nelle feci, dolore addominale, anemia) riducono notevolmente la qualità di vita.
La lettura magistrale di Jan Burisch, dell’Università di Copenhagen, ha messo in evidenza come negli ultimi l’incidenza e la prevalenza di queste malattie sia cresciuta progressivamente, sia in Europa che nel Nord America. La causa delle malattie infiammatorie è ancora ignota, e pertanto non è possibile individuare con certezza quale possa essere il motivo per cui negli ultimi anni l’incidenza stia aumentando in modo così importante. D’altra parte, questo trend di crescita è in linea con quanto si osserva nelle altre malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o la psoriasi, che hanno alla base uno stato infiammatorio molto simile.
Se si pensa che il primo caso di colite ulcerosa è stato descritto a fine ‘800 e i primi articoli scientifici su queste malattie risalgono agli anni ’50, vedere che adesso il tasso di incidenza sia salito a quasi 19 casi su 100000 persone all’anno fa riflettere…
Indubbiamente nel corso degli ultimi 60 anni le abitudini di vita si sono completamente rivoluzionate… Il lavoro è diventato sempre più meccanizzato, ma sempre più stressante dal punto di vista psicologico, i ritmi si sono velocizzati all’inverosimile, ma parallelamente l’attività fisica si è ridotta notevolmente.
Tutto questo si accompagna ad una alimentazione sempre meno sana. Infatti, anche se non sappiamo bene il motivo che innesca l’infiammazione, è stato dimostrato come si scateni una risposta immunitaria abnorme contro uno o più elementi presenti sull’interfaccia tra le cellule intestinali e la cavità intestinale, direttamente in connessione con l’ambiente esterno: questo può essere un componente di un alimento, o più probabilmente un componente di un microrganismo (virus, batterio o fungo) la cui percentuale nell’intestino è cresciuta più del previsto. Gli alimenti che mangiamo quotidianamente sono sempre più “trattati” con componenti chimici che ne facilitano la coltivazione o ne rallentano la maturazione per allungare la finestra di tempo in cui possono essere venduti, e queste sostanze hanno sicuramente un effetto sia sulle cellule dell’intestino che sui microbi che vengono a contatto con gli alimenti. Contemporaneamente, lo stress esterno induce uno stato di lieve infiammazione cronica a livello intestinale mediante i numerosissimi neuroni che sono lì presenti e che formano quello che è definito comunemente il “secondo cervello”.
Mentre la ricerca va avanti nella ricerca della causa precisa delle malattie infiammatorie croniche intestinali, un consiglio valido per tutti è quello di riscoprire per quanto possibile i ritmi di una volta: se il lavoro ci impone di correre, ritagliamoci almeno il momento del pranzo e della cena per noi stessi… Mangiamo lentamente, e soprattutto mangiamo bene!